ASILI NIDO, ROMA CAPITALE CONTRO IL ‘VUOTO PER PIENO’ PER PAGARE MENO LO STESSO SERVIZIO

I SERVIZI ALL’INFANZIA NON SONO PARAGONABILI A SCAMBI COMMERCIALI.
BAGARRE TRA IMPRESE E COMUNE SOTTO IL SOL LEONE: IL DIBATTITO E’ KAFKIANO
IMPRESE CHIEDONO LA REVOCA DELLA DELIBERA 244

 

 

 

 

Negli ultimi giorni di vita, l’ex giunta Alemanno varava la delibera 244 del 22 maggio 2013 che  si traduceva in una sostanziale riduzione dei pagamenti alle imprese che offrono nel periodo estivo un servizio  mensa negli asili nido. In base alla delibera, infatti, il Comune non dovrebbe più pagare il servizio ma la domanda individuale – anche se i costi delle imprese rimangono invariati. In altre parole, l’amministrazione retribuisce le imprese nei mesi estivi solo in base ai bambini presenti- ‘a testa’. E le imprese rischiano di soccombere nel dover sostenere i costi del servizio

La giunta del sindaco Ignazio Marino – insediatasi il 12 giugno 2013 – non ha mai corretto i termini di questo paradosso.

Ed è  per questo che nel mese di luglio imprese e PA sono state costrette ad essere protagoniste di un dibattito kafkiano, reo di essersi dovuto confrontare con la logica – introdotta dal Comune di Roma-  del ‘vuoto per pieno’ – ancora ignorata dagli esperti pedagoghi e dalla cultura promossa dalla risoluzione dell’ONU sui diritti dell’infanzia. “La logica del vuoto per pieno non può essere più accettata”: è stato questo il perno della difesa dell’amministrazione. Nella bagarre, per il Comune, i servizi all’infanzia si sono trasformati in attività di scambio dei servizi commerciali e i bambini in ‘vuoti a rendere’.

A spiegare le ragioni delle imprese e l’assurdità di un “gergo che fa rabbrividire” è Pino Bongiorno, presidente di Legacoop Sociali Lazio.

“E’ il servizio che deve essere pagato e il costo del servizio non varia- spiega-. Parlare di vuoto e di pieno, accomuna sempre più l’asilo a un qualsiasi esercizio commerciale a cui viene consegnata la merce e poi, al momento della resa, paga solo i prodotti venduti.. Paga il pieno e rende il vuoto. Ma i bambini non sono quella merce lì. Il gergo usato è offensivo, distante anni luce dalla cultura di un moderno servizio educativo”.

E aggiunge: “Il Comune di Roma avrà risparmiato qualcosa, ma non si è dimostrato né un buon partner di quelle imprese che gestiscono asili nido e che hanno subìto un fortissimo contraccolpo economico, né un’amministrazione illuminata nei confronti di una città che aveva uno dei servizi integrati più efficienti d’Italia e che ora è scaduto sotto i colpi di una visione tecnocratica che sta prendendo il sopravvento nei confronti di una cultura di governo e di una visione dei servizi educativi che mettono i bambini al centro dei loro progetti”.

Bongiorno ricorda, poi: “Ci siamo battuti tanto per far sì che i nidi in convenzione fossero sempre più considerati a tutti gli effetti un servizio pubblico e che quindi rispettassero gli stessi standard di qualità. Allora mi si consenta una domanda finale: negli asili pubblici, quando le aule sono vuote di bambini, il Comune di Roma continua ad erogare risorse per pagare il costo pieno delle strutture, degli affitti e del personale?”.

LEGGI QUI L’INTERVENTO INTEGRALE DEL PRES. LEGACOOP SOCIALI LAZIO, PINO BONGIORNO